
Lo sport, da sempre al primo posto.
Il Tennis Club Castel Gandolfo nasce negli anni ‘80 in seguito al boom tennistico italiano, ed in pochi anni, grazie anche ad una struttura all’avanguardia, raggiunge l’apice dello scenario sportivo Nazionale, aggiudicandosi il titolo di Circolo Campione d’Italia del 1984.
Dopo anni di flessione, viene rilevato dalla famiglia Saroli che opera un processo di risanamento totale ed è a oggi il Tennis Club più longevo e completo dei Castelli Romani.
Negli anni abbiamo aperto il circolo a nuove discipline sportive, come la Vela, la Canoa, il SUP, il Triathlon, il Podismo, dando vita al Team Sportivo che oggi rende questo posto storico un vero e proprio punto di riferimento per lo sport del nostro territorio.
Anima verde, possibilità infinite.
Abbiamo l'unica piscina di tutto il territorio del Lago di Castel Gandolfo e la spiaggia sul lago completamente immerse nella natura, la vera anima del Saroli Club.
Qui potrai passare una meravigliosa giornata estiva, ma anche organizzare eventi, cerimonie, feste private, team building sportivi e ricreativi, insomma: infinite possibilità.
Lo Staff Saroli Club
Tutti i nostri professionisti a vostra disposizione.

Marcello Saroli
Presidente Saroli Club
Arianna Saroli
General Manager
Maurizio Randolfi
Team Sport Manager
Matteo Petrolati
Direttore Scuola TennisIL PICCOLO PORTO ROMANO
Il piccolo porto in loc. Cantone, già menzionato da Giuseppe Lugli nel 1919 come un attracco, emerge ormai totalmente dalle acque del lago. Era in connessione, insieme ad altri moli che erano presenti lungo le rive del lago soprattutto sul versante Nord-Est, con numerose ville costruite sui declivi che cingono il lago a partire dall’epoca tardo-repubblicana. Al porticciolo in loc. Cantone va aggiunto lo scalo, dotato di faro, tra il Ninfeo Dorico e Bergantino, chiamato “i Quadri” proprio per la presenza dei grandi blocchi squadrati dei moli e, ancora, un altro, individuato da G. Chiarucci nel 1981, presso la villa, o sacello, in località Spiaggetta.
Il porto del Cantone era stato rilevato dal Lugli come un lungo molo con tre scali; il Chiarucci aveva riconosciuto nel più settentrionale di questi un vero e proprio porto, di forma rettangolare con muri in opera quadrata di peperino. Alcune indagini condotte nel 1988 dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in collaborazione con il servizio Tecnico per l’archeologia subacquea del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, e con il GLRS – Gruppo Latino Ricerca Subacquea, ipotizzarono una situazione più complessa del porto, forse con un avancorpo a circa 6 metri di distanza rispetto alla struttura emergente.
Uno studio più approfondito, realizzato dall’Associazione Arco di Diana APS insieme alla Soprintendenza nel 2020, grazie alla elaborazione di oltre 900 fotografie georeferenziate che hanno portato ad un modello tridimensionale, ha potuto appurare che il porticciolo ha una forma che oggi appare di un rettangolo irregolare, con i lati Sud e Nord che misurano circa 17 m e il lato Est 15,8 m. Il lato Ovest è aperto e questo indica che in antico il transito delle imbarcazioni, che servivano strutture residenziali poco distanti sulla terra ferma, doveva avvenire proprio da questa parte.
La struttura ha subito un’alterazione rispetto l’assetto originario probabilmente dovuto alla conformazione geologica sottostante, come è possibile constatare nell’angolo Sud-Est, dove si nota uno slittamento dei blocchi. Presso il lato Nord, lo spargimento di altri blocchi deve essere ricondotta a manomissioni di epoca recente.